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SANTA PALOMBA, CHIAMA APRILIA RISPONDE - ETTORE LEMBO NEWS

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Santa Palomba chiama,
Aprilia risponde: parte la resistenza

Dopo la delibera che apre la strada ai lavori per l’inceneritore, la città si mobilita. Tra dati allarmanti sulla salute pubblica e ricorsi respinti al TAR, cresce la tensione e parte la resistenza. Luisa Paratore racconta in presa diretta la voce di un territorio che non accetta di essere sacrificato.

Il 5 agosto il Consorzio Cancelliera Santa Palomba ha approvato la delibera che autorizza il transito dei mezzi su via Valle Caia, aprendo di fatto la strada ai lavori preliminari per l’inceneritore previsto nella zona al confine tra Pomezia e Roma. La decisione è arrivata nonostante le richieste di rinvio presentate dai comitati civici, che avevano consegnato un dossier tecnico di oltre cinquanta pagine, contenente rilievi ambientali, osservazioni giuridiche e proposte alternative di gestione dei rifiuti.

La delibera rappresenta un passaggio tecnico determinante: è il via libera alla viabilità funzionale al cantiere, ma anche un segnale politico. E ad Aprilia la risposta non si è fatta attendere. Dopo anni di silenzio, la città torna in piazza: l’8 agosto partirà un presidio permanente davanti al sito, promosso dai comitati del territorio pontino e castellano. Il messaggio è chiaro: non accetteremo passivamente un impianto che minaccia la salute pubblica.

Aprilia, che dista meno di sei chilometri in linea d’aria dal sito dell’inceneritore, è una città da tempo esposta a un alto livello di pressione ambientale. Gli ultimi dati diffusi da ISTAT e ARPA Lazio indicano un’incidenza tumorale superiore alla media regionale, con particolare riferimento alle malattie dell’apparato respiratorio e alle neoplasie polmonari. Si tratta di numeri che non sorprendono chi vive da anni accanto a impianti chimici, industrie plastiche, campi elettromagnetici non sufficientemente monitorati, discariche mai del tutto bonificate e un traffico veicolare intenso e scarsamente controllato. In questo contesto già fragile, il progetto del termovalorizzatore appare per molti cittadini come l’ennesimo colpo inferto a un territorio cronicamente sacrificato.

Nel mio articolo “Aprilia, città malata” avevo già documentato come la popolazione conviva da tempo con un ecosistema industriale che, anziché portare sviluppo sano, ha finito per esporre migliaia di persone a un rischio sanitario concreto. Oggi, a quel quadro si aggiunge una minaccia nuova, più ampia, ma perfettamente coerente con quanto già osservato: una strategia che continua a ignorare la fragilità del territorio e delle sue comunità.

Il termovalorizzatore previsto a Santa Palomba dovrebbe trattare fino a seicento mila tonnellate l’anno di rifiuti indifferenziati. Si stima un flusso medio giornaliero di circa duecentoventi mezzi pesanti, in entrata e uscita, con impatti significativi sul traffico e sulla qualità dell’aria. Le emissioni autorizzate comprendono microinquinanti, polveri sottili e ossidi di azoto, in una zona già classificata come ad alta criticità ambientale. L’impianto sorgerà in un’area che incide direttamente su almeno tre bacini idrici e su numerose coltivazioni agricole.

Sul piano giuridico, il progetto si fonda sull’articolo 13 del Decreto-Legge 50 del 2022, che attribuisce al sindaco di Roma poteri straordinari per la realizzazione dell’impianto, anche in deroga alle pianificazioni locali e alle procedure ordinarie di consultazione. Contro questa impostazione sono stati presentati diversi ricorsi al TAR del Lazio da parte dei Comuni di Pomezia, Ardea, Marino e Ariccia, che contestano il mancato coinvolgimento delle amministrazioni locali nella procedura autorizzativa e la lesione delle competenze urbanistiche e ambientali. Con ordinanza di luglio, il TAR ha respinto la richiesta di sospensiva cautelare, ritenendo al momento non dimostrato il danno grave e irreparabile. Tuttavia, il procedimento resta aperto nel merito e ulteriori ricorsi, anche da parte di cittadini e associazioni, sono in preparazione. Un gruppo di giuristi ambientali ha inoltre sollevato la questione della possibile incompatibilità del progetto con le direttive europee in materia di economia circolare, sottolineando il rischio di infrazione per l’Italia nel caso in cui continui a investire in impianti di incenerimento anziché puntare sul riciclo e sulla riduzione dei rifiuti.

Il sindaco di Roma e commissario straordinario, Roberto Gualtieri, ha ribadito pubblicamente che l’opera è “strategica e sostenibile”. Tuttavia, la fiducia dei cittadini, soprattutto quelli di Aprilia, appare gravemente compromessa. La percezione diffusa è quella di un territorio sacrificato senza alcuna contropartita, nel silenzio delle istituzioni regionali e nazionali. Qui, spiegano i comitati, la democrazia viene sospesa in nome dell’emergenza.

Il corteo del 29 luglio ha segnato una prima risposta, con la partecipazione di numerosi cittadini, associazioni e delegazioni provenienti anche dai Castelli Romani. Nei giorni successivi si sono tenute assemblee pubbliche, incontri informativi, e sono già in corso raccolte firme per rafforzare la mobilitazione legale e sociale. Il presidio dell’8 agosto si preannuncia come un punto di svolta.

Non è folklore, è difesa del diritto a vivere bene. Aprilia non è disposta a restare in silenzio, e lo sta dimostrando con i fatti. A chi governa, ora, la responsabilità di ascoltare davvero.

Luisa Paratore
07/08/2025

Fonti:

Comune di Pomezia – Comunicato stampa ufficiale sul ricorso al TAR del Lazio:

UrloWeb – “Termovalorizzatore Santa Palomba: annunciata una nuova mobilitazione”:

ISTAT – “Indicatori sanitari regionali”; ARPA Lazio – Rapporto ambientale area pontina (2023)
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