VENEZIA, IL TEATRO DELL'ASSURDO
NEWS > SETTEMBRE 2025
Venezia, il teatro dell’assurdo: quando i ladri denunciano i cittadini

Dove i borseggiatori recitano da vittime e i cittadini finiscono sul banco degli imputati.
Ah, Venezia. Città sospesa tra acqua e cielo, dove le gondole scivolano lente come versi di una poesia, e le strade custodiscono secoli di storia e di bellezza. La Serenissima dovrebbe evocare arte, splendore, malinconia romantica. E invece, negli ultimi giorni, regala un nuovo spettacolo: non il Barocco, non il Carnevale, ma una farsa giuridica degna di una commedia dell’assurdo. In scena, i ladri non si nascondono più: denunciano. I cittadini, anziché tutelati, finiscono inquisiti. È la giustizia al contrario, la commedia che diventa quotidianità.
I protagonisti sono sempre loro, i borseggiatori seriali, volti noti alle forze dell’ordine, esperti nel muoversi tra turisti e zaini come attori consumati. Stavolta, però, non è il portafogli a cambiare tasca, ma i ruoli stessi. Perché a Venezia, in questo copione surreale, il ladro recita la parte dell’offeso e la vittima viene condotta dietro le quinte come imputata.
Eppure i cittadini avevano agito senza violenza, senza arroganza, senza alcun gesto che potesse anche lontanamente essere confuso con giustizia sommaria. Nessuna mano alzata, nessuna corsa all’inseguimento. Solo voci che si levano sopra la folla per gridare “Attenzione, pickpocket!”, solo telefoni accesi a immortalare la scena per consegnarla alla memoria e, ingenuamente, alla giustizia. Un gesto civile, trasparente, persino educato, che in qualsiasi società normale sarebbe stato accolto con gratitudine. A Venezia, invece, diventa colpa.
I ladri, armati non più di destrezza ma di cavilli legali, hanno ribaltato la situazione: sono loro ad aver denunciato i cittadini. Così la cronaca si tinge di grottesco: l’onesto diventa sospetto, il sospettato si erge a difensore dei propri diritti. Un’operazione chirurgica che svuota di senso la parola giustizia, lasciando intatto solo il ridicolo.
A mettere ordine, o forse a sancire l’assurdo, è intervenuto il comandante della polizia locale, ricordando che “non esistono norme nazionali che ci consentano di trattenere chi ruba o borseggia” e che “i cittadini non devono sostituirsi alle forze dell’ordine”. Tradotto: se vedi un ladro, guarda altrove; se alzi la voce, preparati a trovarti un avvocato. Un ammonimento che pare scolpito non nella pietra, ma nell’acqua stessa della laguna: limpido e allo stesso tempo sfuggente.
Monica Poli, la celebre “Lady Pickpocket” che da anni combatte i borseggiatori a colpi di segnalazioni, ha reagito con sdegno: “Se fosse vero, saremmo arrivati alla follia pura. Noi che segnaliamo chi ruba diventiamo i colpevoli. È paradossale.” E in effetti lo è, al punto da superare il confine tra realtà e satira.
Nel frattempo, le istituzioni tentano di correre ai ripari. Il sindaco Luigi Brugnaro, tra un red carpet e l’altro al Lido, propone l’istituzione di una figura a metà tra avvocato e giudice di pace, capace di infliggere dodici giorni di carcere ai borseggiatori colti sul fatto. Dodici giorni: giusto il tempo di una mini crociera, di un ponte lungo, di una breve luna di miele. Poco, pochissimo, ma sempre meglio di niente. Il presidente della Regione, Luca Zaia, rincara la dose parlando di “vergogna” e puntando il dito sui delinquenti che sfruttano Venezia come supermarket a cielo aperto. Peccato che le dichiarazioni, pur sacrosante, non bastino a raddrizzare un sistema piegato dalla sua stessa incoerenza.
Così resta la scena più incredibile: cittadini che non hanno usato violenza, che non hanno fatto altro che gridare e filmare, si trovano incriminati; ladri che vivono di sotterfugi si siedono sorridenti dall’altra parte del tavolo, protetti da un diritto che sembra difendere chi lo calpesta. Un ribaltamento totale, in cui la giustizia si specchia nella laguna e restituisce sempre un’immagine deformata.
E allora non resta che indignarsi con eleganza, sorridendo amaramente di fronte a tanta assurdità. Perché in fondo Venezia è sempre stata maestra di maschere, e oggi la più grottesca è proprio quella che copre il volto della legge. Un tempo la città era culla di mercanti e marinai, di dogi e repubbliche. Oggi ci consegna una verità crudele e limpida come l’acqua alta: in Italia puoi rubare un portafogli e uscire libero, ma se provi a gridare “Attenzione, ladro!” rischi di finire incriminato.
Luisa Paratore
Roma
06/09/2025
Fonti:
ANSA, A Venezia vengono denunciati i cittadini anti-borseggiatori, 4 settembre 2025
Open, Venezia, cittadini denunciati dai borseggiatori: “Mancano le norme per fermarli”, 4 settembre 2025