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IL GIORNALISMO COLLETTIVO DI SINISTRA - ETTORE LEMBO NEWS

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Il Giornalismo Collettivo di Sinistra, cui si unisce per misteriosa affinità anche una certa destra, ha già bollato come “un fallimento” lo storico incontro Trump-Putin in Alaska.

 
 
È stupefacente – e insieme tragicomico – osservare la disinvoltura con cui la maggior parte dei media italiani ha decretato la disfatta di un vertice ancora prima che avesse inizio. È come dichiarare bruciata una torta ancora prima di accendere il forno: un talento raro, quello della profezia mediatica.

 
Il 15 agosto 2025 si è tenuto in Alaska lo storico incontro tra Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, e Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa.

 
Storico per davvero, se si pensa alla brusca interruzione dei rapporti imposta dall’ex presidente Joe Biden, che ha soffiato sul fuoco con la grazia di chi versa benzina in un camino acceso. Fu proprio quella linea politica a innescare l’invasione dell’Ucraina di Zelensky da parte della Russia.

 
Il tutto ha radici lontane: nel 2014, con Barack Obama alla Casa Bianca e Biden vice, si accese il conflitto politico-diplomatico. Con Biden presidente nel 2022 si passò al livello successivo: la guerra vera. Una progressione costante, quasi fosse un piano di carriera.

 
E in tutto questo, l’Europa? Assente. Troppo impegnata a inseguire “interessi non meglio precisati” di Washington, pronti a tutto tranne che a rappresentare i cittadini europei. Del resto, da Bruxelles si riesce a dettare la lunghezza dei cetrioli ma non a concepire una politica estera autonoma.

L’Italia non fu da meno: sempre pronta a chinare il capo. Memorabile la visita di Matteo Renzi alla Casa Bianca, alla vigilia delle elezioni americane, nel tentativo di salire sul carro di Hillary Clinton. Peccato che il carro finì in un fosso con la sconfitta della Clinton e la vittoria di Trump. Una foto ricordo che Renzi probabilmente preferirebbe incorniciare… sottosopra.

 
Quella vittoria di Trump, però, probabilmente rinviò la guerra russo-ucraina di quattro anni. Dettaglio irrilevante per certi editorialisti, che preferiscono misurare il mondo con le loro lenti ideologiche.


 
Non stupisce dunque che, nella conferenza stampa del 15 agosto, Putin abbia affermato che la guerra sarebbe stata evitata se Trump fosse rimasto alla Casa Bianca. Un’affermazione lapidaria che i cronisti del Collettivo hanno prontamente archiviato con la consueta abilità: quando non conviene, semplicemente non si riporta.


 
Ma torniamo ai fatti.


 
Mentre Trump e Putin preparavano l’incontro con le rispettive diplomazie e persino con telefonate dirette, i media italiani si preoccupavano della mancata presenza dei leader europei, scandalizzati di non essere stati invitati. Come bambini che si offendono perché esclusi dalla festa di compleanno, pur sapendo che non avrebbero portato nemmeno il regalo.

 
Intanto, talk show e giornali si affannavano a ripetere lo stesso ritornello: senza l’Europa, Trump il “pazzo” e Putin il “cattivo” avrebbero combinato disastri. Naturalmente, senza spiegare quali. Forse temevano che i due leader potessero firmare un accordo di pace: cosa terribile, certo, per chi campa di allarmismo.

 
Il resto del mondo, intanto, guardava all’incontro con speranza, auspicando un clima di distensione. Ma si sa, dalle nostre parti la pace fa meno audience della guerra.

 
Le immagini dell’arrivo restano memorabili: Trump che applaude all’atterraggio di Putin, i sorrisi, la stretta di mano calorosa, le pacche amichevoli. Gesti che parlano da soli. Eppure il Giornalismo Collettivo di Sinistra ha visto in quei volti solo nervosismo e corruccio. È probabile che alcuni editorialisti confondano la concentrazione con l’indigestione: un problema di interpretazione clinica, più che politica.

 
Ancora più simbolico il gesto di Trump che invita Putin a salire sulla sua Cadillac One, la famosa “Bestia”. Dieci minuti di colloquio riservato, senza interpreti né testimoni. Un momento di fiducia reciproca che i cronisti hanno trasformato in romanzi di fantapolitica. C’è da chiedersi se certi giornalisti non lavorino part-time come sceneggiatori di Netflix.

 
E prima dell’incontro, l’immancabile domanda-provocazione: “Presidente Putin, come finirà la guerra in Ucraina?”. Una domanda geniale: è come chiedere a un chirurgo, prima dell’operazione, se il paziente sopravviverà. Complimenti per la profondità.

 
La conferenza stampa conclusiva fu sobria e seria: i due presidenti dichiararono che l’incontro era stato soddisfacente, che avevano discusso di economia, relazioni geopolitiche e pace. Nessun colpo di scena da rotocalco, nessun fuoco d’artificio. Per i Giornalisti Collettivi di Sinistra, abituati a titoli urlati, fu una delusione cocente: la realtà aveva rovinato la sceneggiatura.

 
Un plauso va dunque a Donald Trump e al suo staff, capaci di organizzare un vertice di questa portata in tempi brevi: un campione di poker, che sa quando rilanciare e quando restare in silenzio.

 
Un plauso va anche a Vladimir Putin e al suo entourage, che hanno colto l’occasione con la pazienza degli scacchisti: dieci mosse avanti, senza concedere nulla al caso.

 
Perché la pace, si sa, non è un interruttore da accendere. Richiede condizioni, percorsi, diplomazia. E l’Europa? L’Europa continua a fornire armi a uno dei contendenti, mentre predica la pace. È come bere un bicchiere di vino e vantarsi di essere astemi: ridicolo, se non fosse tragico.

 
Non stupisce allora che Putin affermi che l’Europa e l’Italia non possano essere considerate arbitri imparziali. È la logica elementare che sfugge a chi vive di doppi standard.

 
Viene spontaneo domandarsi: i nostri politici, nominati dai partiti e imposti al popolo, rispondono davvero ai cittadini o ad altri interessi? E i consiglieri, vengono scelti per merito o per fedeltà cieca? A giudicare dai risultati, la risposta è fin troppo ovvia.

 
Chissà, se i Giornalisti Collettivo di Sinistra avessero mai letto il libro “Ne uccideva più la penna che la spada”, forse avrebbero raccontato questa vicenda in modo diverso. Ma scrivere la verità costa fatica, mentre la propaganda riempie più facilmente le pagine.

 
E allora eccoli lì, i soliti commentatori, pronti a sparare sentenze e a vivere di illusioni: piccoli eroi armati solo di penna, che uccidono la realtà con l’inchiostro dell’ideologia.

 
Ettore Lembo
Roma 17/08/2025
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