LA RIVINCITA DEI RICCI
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La rivincita dei ricci: quando la pigrizia diventa scienza

Diciamolo senza infingimenti: io la piastra non l’ho mai amata. Non per chissà quale convinzione ambientalista o per un innato spirito ribelle, ma per pura e semplice pigrizia. L’idea di passare ore davanti allo specchio a lisciare, o peggio ancora di sacrificare mezza giornata dal parrucchiere, non mi ha mai entusiasmato. E non parliamo del “buon lavoro”: so già che non sarei mai stata capace di ottenere quella perfezione pubblicitaria che promettono i tutorial su YouTube. Così ho sempre lasciato fare ai miei ricci, caotici e indomiti, fregandomene del giudizio altrui.
Poi, un giorno, arriva la scienza a bussare alla mia porta per dirmi che, a mia insaputa, avevo fatto la scelta giusta. Una vera botta di fortuna. Uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology ha dimostrato che il gesto apparentemente innocente di lisciare i capelli rilascia nell’aria più di dieci miliardi di nanoparticelle, un cocktail tossico degno della più affollata tangenziale nell’ora di punta. In pratica, mentre io me ne stavo tranquilla a casa con i miei ricci ribelli, chi passava la piastra trasformava il salotto in una piccola autostrada inquinata.
Il quadro peggiora quando la piastra incontra prodotti “leave-in” come lacche, gel o creme. Silossani e composti affini evaporano e si trasformano in minuscole particelle capaci di penetrare nei polmoni. Tra loro spicca il famigerato D5, definito dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche come molto persistente e bioaccumulabile, e associato in modelli animali a danni neurologici ed epatici. Insomma, mentre io evitavo la fatica di lisciare, senza alcuna pretesa di eroismo, mi sono ritrovata a respirare meglio di chi invece puntava alla chioma impeccabile.
Come se non bastasse, lo smog cittadino ci mette del suo: si deposita sui capelli e sul cuoio capelluto, li secca, li sfibra, li rende opachi. E la piastra, anziché migliorare la situazione, la peggiora. E allora ecco che i miei ricci ribelli, per anni bollati come “trascurati”, oggi si rivelano una scelta di sopravvivenza estetica e ambientale. Non ho seguito una moda, non ho ascoltato esperti, non ho letto ricerche scientifiche. Semplicemente non avevo voglia. E questa, più che lungimiranza, si chiama fortuna sfacciata.
Ora posso perfino spacciarla per saggezza: ogni riccio lasciato libero di vivere è un atto di responsabilità verso i miei polmoni e verso l’ambiente. Ma io so bene com’è andata: non sono stata visionaria, sono stata pigra. E la pigrizia, una volta tanto, mi ha salvato la chioma e pure la salute. In fondo, non ho scelto io i ricci… sono stati loro a salvarmi la vita.
Luisa Paratore
Roma 31/08/2025
Fonti:
Environmental Science and Technology, studio su nanoparticelle e piastre per capelli, agosto 2025*
[Ambiente in Salute](https://www.ambienteinsalute.it/piastra-capelli-nanoparticelle-smog/?utm_source=chatgpt.com)
[StayTop](https://www.staytop.it/blog/post/proteggersi-dall-inquinamento-le-soluzioni-anti-pollution.html?srsltid=AfmBOopLdWP2g13_NmOB-rCICLlUju7P4_s33FNivHpWx2k4a-MPk6iq&utm_source=chatgpt.com)
[Humanitas Salute](https://www.humanitasalute.it/pelle/dermatologia/98468-capelli-come-proteggerli-dai-danni-del-sole-e-dallo-smog/?utm_source=chatgpt.com)
[Passione Professionale](https://passioneprofessionale.it/blog/piastra-rovina-capelli/?utm_source=chatgpt.com)