ROMA BOCCEA CASALOTTI
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Roma Boccea Casalotti: il pesce puzza sempre dalla testa

I due centri di accoglienza
migranti, confinanti con l’Istituto comprensivo “Boccea 590”,
mettono i bambini in forte pericolo? Eventuali responsabilità,
iniziando dal Governo Nazionale, attraverso la Prefettura, fino ai
municipi, su chi ricadono?
Più
si cerca di andare avanti nel voler capire come risolvere il caso che
affligge gli abitanti di Roma Casalotti, per l’apertura del nuovo
centro di accoglienza confinante con l’Istituto Comprensivo Boccea
590, dove gravitano circa 1200 bambini, più la situazione si
ingarbuglia e saltano fuori scenari che non lasciano tranquilli i
genitori dei piccoli alunni, oltre che i residenti della comunità
periferica di Casalotti.
Il
Verbale di affidamento diretto dei servizi di Protezione Civile in
somma urgenza,
stilato dalla Prefettura – Ufficio
Territoriale del Governo di Roma
- Ufficio Attività Contrattuale e Servizi Generali Prot.
n. 279093 del 30 giugno 2025,
ci induce a porre diversi interrogativi che non poco ci preoccupano.
Il termine “somma
urgenza”,
infatti, non è una formula magica da impiegare a piacimento:
l’articolo 140 del Codice dei contratti lo prevede solo in caso di
eventi imprevedibili e pericoli immediati, come terremoti o
alluvioni. Qui, salvo che la presenza di un istituto scolastico con
1200 minori non sia stata improvvisamente declassata a calamità
naturale, non si ravvisano i presupposti. E come se non bastasse, il
verbale reca la data del 30 giugno, ma viene reso pubblico soltanto a
settembre:
un’urgenza che ha trovato comodo parcheggio sotto l’ombrellone.
Alleghiamo
il testo nel link:
Ci
poniamo a seguire, alcuni interrogativi ineludibili.
Il
verbale d’urgenza Prot. n. 279093 del 30/06/2025
della Prefettura di
Roma, pubblicato
soltanto a settembre, merita una riflessione: se l’urgenza era
tale, perché attendere due mesi? Con quale criterio si invoca
l’articolo 140 del
Codice dei contratti,
se non c’è calamità né pericolo immediato? Non è forse un uso
creativo del diritto, utile solo ad aggirare gare pubbliche e
verifiche tecniche?
Come
si può dichiarare idonea una struttura ex comboniana ancora in
contenzioso civile e già segnata da vicende penali finite in
prescrizione? Esiste davvero un titolo di disponibilità valido, come
impone il capitolato ministeriale del 4 marzo 2024? E dove sono le
certificazioni obbligatorie: agibilità, SCIA antincendio, parere
ASL?
Perché
si è ricorsi alla formula “Protezione Civile” in un atto che
riguarda un CAS? Quale emergenza la giustifica? Non sarà piuttosto
un elegante mantello semantico per coprire un atto politicamente
indigesto?
Infine,
come mai i cittadini hanno dovuto sapere tutto dagli operai del
cantiere, mentre la Presidente
del Municipio XIII dichiara di aver appreso la notizia solo da
rumors? E perché
la lettera protocollata dai genitori il 5
agosto 2025 non ha ricevuto nemmeno la cortesia di una risposta?
Forse la trasparenza istituzionale funziona a corrente alternata:
lampi quando conviene, buio quando servirebbe davvero.
Ricordiamo
che Casalotti non è nuova a sentirsi periferia, ma questa volta la
sensazione sfiora la condanna. In via Boccea 530, in una struttura un
tempo dei frati
Comboniani, oggi
oggetto di contenzioso penale — archiviato per prescrizione — e
civile ancora in corso, è stato deciso di collocare un nuovo centro
di accoglienza destinato, secondo quanto trapelato, a ospitare fino a
cento persone. Non un progetto annunciato con chiarezza, non un piano
concertato con il territorio, ma un fulmine a ciel sereno calato nel
cuore dell’estate, quando le scuole sono chiuse, le famiglie in
ferie e la politica pensa di poter lavorare indisturbata. Il
capitolato nazionale del 4 marzo 2024, però, è chiarissimo:
occorrono titoli di disponibilità legittimi, certificazioni di
agibilità, SCIA antincendio per oltre 25 posti letto, pareri ASL.
Tutto ciò qui è rimasto nell’ombra, ma l’idoneità è stata
proclamata lo stesso.
Il
quartiere, già gravato dal centro di Enea, si vede così circondato
da strutture di accoglienza e privato invece dei servizi essenziali:
licei, consultori, aree verdi, trasporti adeguati. Persino la
presidente del Municipio XIII, Sabrina Giuseppetti, ha dichiarato di
aver appreso la notizia «da rumors e segnalazioni di cittadini»,
non da atti formali. Alcuni residenti hanno raccontato di aver avuto
conferma della destinazione direttamente dal capocantiere già a
novembre 2024. In altre parole, la comunità ha dovuto raccogliere
frammenti e indiscrezioni, mentre le
istituzioni tacevano.
Se questo è il modello di trasparenza amministrativa, tanto vale
istituire il “Bollettino
dei rumors” in
sostituzione delle comunicazioni Ufficiali.
La
rapidità dell’operazione lascia interdetti. A novembre 2024 il
capocantiere parlò della destinazione; a luglio 2025 la Croce Rossa
fu vista introdurre materassi e beni di prima necessità; già per il
22 agosto si vociferava l’arrivo dei primi settanta ospiti. A
Casalotti, i cantieri per una scuola o un consultorio possono durare
anni; per aprire un CAS accanto a una scuola bastano poche settimane.
Un miracolo amministrativo, che però sa più di scorciatoia: la
cornice “Protezione
Civile” appare
come un elegante travestimento per saltare
gare pubbliche, verifiche tecniche e confronto con i cittadini.
La
comunità non ha certo perduto tempo. In pochi giorni la petizione ha
superato le novecento firme, come documenta Il Marforio. Comitati
spontanei hanno organizzato assemblee e incontri. E il 5 agosto 2025,
Annalisa Trauzzola, cittadina e madre, ha scritto a nome dei genitori
e dei residenti una lunga lettera
indirizzata a Ministero degli Interni, Prefettura, Comune di Roma,
Provveditorato e Regione Lazio.
Lettera rimasta senza risposta. Strano carattere d’urgenza, quello
che accelera i lavori ma non trova il tempo di rispondere ai
cittadini. Evidentemente la celerità della burocrazia è selettiva:
pachidermica per aprire un liceo, fulminea per un CAS.
Strano
carattere d’urgenza che si scontra con le ferie estive, mentre i
lavori procedono a ritmo “invernale”, nonostante la canicola.
Dopo
quella lettera, silenzio. Non una nota ufficiale, non una risposta
formale.
In
un simile clima, ogni fatto di cronaca diventa detonatore di paure.
Non stupisce allora che la notizia, rilanciata da RaiNews,
dell’arresto a Viterbo
di due cittadini turchi trovati armati di pistola abbia avuto grande
eco tra i residenti. Un
plauso alla Digos ed alle Forze dell’Ordine che
hanno agito con discrezione, garantendo il regolare svolgimento della
manifestazione, tempestività e determinazione nel mettere in
sicurezza la popolazione. Certo, poi resta lo spazio alle
chiacchiere, cui oggi siamo abituati, ma la sostanza non cambia: le
Forze dell’Ordine hanno agito con efficacia e merito.
Certo,
nessun legame diretto con Casalotti, ma un segnale che la percezione
di insicurezza è diffusa, e che collocare un centro d’accoglienza
accanto a una scuola non contribuisce certo a rasserenare gli animi.
Un
silenzio istituzionale, pur se tuttavia lunedì
8 settembre, la
questione approderà nella Commissione Consiliare del Municipio XIII
dedicata a Controllo, Garanzia e Trasparenza – Sicurezza e
Legalità.
Cosa
potranno decidere? Di cosa potranno parlare?
Sarà
una resa incondizionata, a danno dei cittadini, come sembra già
annunciata?
Casualmente
la data ci fa ritornare all’8
settembre del 1943,
quando qualcuno annunciò un’altra resa incondizionata che mise in
ginocchio il popolo Italiano, lasciandolo senza guida e senza ordini,
mentre chi doveva guidarlo preferì dileguarsi. Situazioni diverse,
ovviamente, ma chi ne pagò le conseguenze fu ieri come oggi la
popolazione.
Ancor
più significativa, la manifestazione statica, prevista per l’11
settembre 2025, che
ci fa tornare in mente l’11
Settembre del 2001
quando alle 08:46 vi fu il primo attacco suicida al World Trade
Center, il secondo avvenne alle 10:28, per opera di terroristi legati
ad Al-Qaida,
ove perirono 2996 civili e 19 terroristi.
Manifestazione,
quella di giovedì 11 settembre dalle 9 alle 12, in Via Nebbiolo
angolo Via Boccea, che coinvolge la piazza non certo per i fatti
dell’11 Settembre 2001, ma per evitare forse analogie criminali che
potrebbero essere latenti. Una manifestazione statica, quindi,
pacifica e apartitica, annunciata da volantini che circolano già per
le strade del quartiere. Non cortei urlati, ma un presidio di
famiglie, studenti, insegnanti e residenti che intendono ribadire un
principio semplice: non si può trattare Casalotti come un quartiere
di serie B.
Il
volantino diffuso è infatti chiaro: “Non
siamo contro l’accoglienza, siamo contro l’improvvisazione”.
Una frase che racchiude la filosofia di una protesta: non rifiuto
dell’umanità, ma rifiuto
della superficialità.
Non opposizione a chi fugge, ma opposizione a chi decide senza
ascoltare.
La
politica intanto, si divide mostrando la sua totale inconsistenza,
mancanza di pianificazione e di obiettivi per un comune intento.
Fabrizio Santori della Lega parla di “scelta folle, calata
dall’alto in pieno agosto”, e ricorda che Casalotti ha bisogno di
scuole, verde e trasporti, non di nuovi centri senza confronto
(Mondoreale). Daniele Giannini rincara la dose: “Roma non può
diventare un campo profughi diffuso”. Parole dure, che fotografano
un clima di esasperazione. Per poi scoprire che le parole diventano
chiacchiere: rumore
per affermare se stessi, presto smentite dai fatti o dagli ordini di
partito.
Casalotti
non chiede privilegi, ma equità.
Non pretende di chiudere le porte, ma pretende di aprire finalmente
quelle dei consultori, delle scuole superiori, degli spazi verdi.
Chiede servizi, non slogan; ascolto, non imposizioni. Accogliere è
un dovere, ma non si può trasformare l’accoglienza in conflitto
sociale.
Ci
lascia perplessi così l’intervento della Prefettura, che fa capo a
quel Governo che dice di svolgere attività di prevenzione della
sicurezza, che proclama di voler fermare le immigrazioni… e che poi
agisce con decisioni che non appaiono affatto nell’interesse della
popolazione.
Siamo
certi che non accadrà nulla, confidando che tutti coloro che
potrebbero arrivare a Boccea 590 saranno persone irreprensibili, ma…
se così non fosse?
Perché
il pesce, si sa, puzza sempre dalla testa.
Ettore
Lembo
08/09/2025
Fonti:
– Prefettura
di Roma, Verbale Prot. n. 279093 del 30/06/2025
– Ministero
dell’Interno, Schema di capitolato del 4 marzo 2024
– RomaToday,
RaiNews, Il Marforio, Mondoreale
– Roma
Municipio XIII

