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EROI IN SALDO

NEWS > SETTEMBRE 2025
Eroi in saldo: trentacinque anni di sconti sugli infermieri italiani

C’è chi in trentacinque anni ha costruito patrimoni, chi ha moltiplicato fortune. E poi ci sono gli infermieri italiani, che nello stesso arco di tempo sono riusciti nell’impresa opposta: perdere fino a 16.000 euro di stipendio. Un capolavoro di politica salariale, una vera e propria magia contabile che trasforma la dedizione in debito, la professionalità in perdita secca.

Lo certifica lo studio del Nursind, che ha ricostruito la parabola discendente delle buste paga infermieristiche: un neoassunto oggi guadagna fino a 10.000 euro in meno rispetto al collega degli anni Novanta; un veterano con quarant’anni di servizio ha smarrito per strada 16.000 euro. Una svalutazione scientifica, costruita non per errore ma per scelta: anni di contratti piatti, indennità asciugate e straordinari che fanno rimpiangere la normalità.

Prendiamo il caso degli straordinari: altrove significano guadagno, qui perdita. Un’ora extra a settimana equivale a 1.500 euro in meno l’anno rispetto al passato, due ore diventano oltre 5.000. Per i più anziani si sale a più di 6.200 euro. In pratica, lavorare di più conviene… solo allo Stato. È la matematica della svalutazione: più ti impegni, più ci perdi.

Le indennità raccontano la stessa storia. Chi affronta il triplo turno oggi porta a casa 4,74 euro in meno al giorno; chi lavora nei reparti infettivi ne perde 6,35. Evidentemente, la fatica notturna e il rischio biologico hanno subito una naturale riduzione di valore: forse nel frattempo è cambiato anche il peso specifico dell’ossigeno, e non ce ne siamo accorti.

E pensare che non è passato molto tempo da quando li chiamavamo “eroi”. Durante la pandemia li applaudivamo dai balconi, li incensavamo come angeli in corsia, li caricavamo di retorica e riconoscenza. Oggi gli stessi eroi vengono trattati come zavorra economica, come voci di spesa da limare. È questa la parabola che più di ogni tabella svela il nostro cortocircuito morale: dal mito dell’eroismo alla realtà della svalutazione.

Il risultato? Reparti deserti, giovani che fuggono all’estero e un mestiere che somiglia sempre più a un voto di povertà. Con un’aggravante: l’Italia ha già dimostrato di saperli idolatrare. Ma evidentemente li preferiamo come eroi temporanei, utili nelle emergenze, piuttosto che come professionisti stabili, da retribuire con dignità.

Il sindacato Nursind propone soluzioni semplici: valorizzare l’area dell’elevata qualificazione, istituire un fondo contrattuale dedicato. Idee ragionevoli che rischiano di perdersi tra commissioni, tavoli e passerelle ministeriali. Nel frattempo, i politici continueranno a inaugurare ospedali senza personale, a tagliare nastri di reparti vuoti, a commuoversi davanti alle telecamere ricordando il sacrificio degli infermieri.

È un gioco delle parti che conosciamo bene: a loro la retorica, a chi lavora la fatica. E soprattutto, a chi lavora il conto. Perché la sanità pubblica, si sa, si regge sul sangue degli infermieri. Quello vero, versato ogni giorno nei reparti, e quello economico, sottratto goccia a goccia in trentacinque anni di tagli. E forse è proprio questo il destino che lo Stato ha riservato loro: continuare a essere eroi, ma a spese proprie.

Luisa Paratore
Roma 08/09/2025

Fonti:
ANSA, “Infermieri, in 35 anni fino a 16.000 euro in meno di stipendio”, 4 settembre 2025.
Quotidiano Sanità, “Infermieri, il buco nero degli stipendi: 35 anni di tagli e scelte sbagliate”, 4 settembre 2025.
Nursind Sanità, “Infermieri, il buco nero degli stipendi: 35 anni di tagli e scelte sbagliate”, settembre 2025.
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