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CAMICI E COLT - ETTORE LEMBO NEWS

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Camici e Colt: cronache dal fronte della verità scientifica

Quando il dibattito medico si trasforma in un duello al tramonto e il dissenso diventa reato d’opinione

C’era una volta il metodo scientifico. Quello vero, quello che vive di ipotesi, confutazioni, confronto e – udite udite – anche dissenso. Poi è arrivato il Far West delle opinioni sanitarie, dove ogni nuova nomina che non piace a qualcuno si trasforma in una sfida all’OK Corral: «Questa città non è abbastanza grande per tutti e due».

Il caso più recente è la reazione sdegnata di Francesca Russo, dirigente del Dipartimento di Prevenzione del Veneto, che ha rassegnato le dimissioni dal NITAG, il comitato tecnico sulle vaccinazioni del Ministero, perché fra i consulenti figurano due medici, Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, noti per posizioni critiche verso la vaccinazione Covid. Due medici. Due scienziati. Persone che, piaccia o no, hanno studiato per anni su quegli stessi libri di medicina e biologia che hanno formato tutti i colleghi.

Eppure, nel nuovo West della sanità, il problema non è la competenza, ma l’allineamento al dogma. Come se la laurea in Medicina fosse valida solo fino a quando si pronunciano frasi gradite alla comunità scientifica dominante. Se osi fare una domanda scomoda, improvvisamente smetti di essere un medico: diventi un “eretico”, un “no-vax”, un corpo estraneo da espellere.

Vale la pena ricordare – con quel minimo di cultura storica che ormai è diventato un lusso – che la scienza non è una chiesa e i medici non sono chierichetti del pensiero unico. La scienza vera è un’arena in cui si scontrano tesi diverse, e il valore di uno scienziato si misura dalla qualità delle sue argomentazioni, non dalla loro popolarità.

Durante la pandemia, migliaia di medici hanno lavorato in prima linea fino allo stremo, salvando vite a ogni turno. Alcuni di loro, pur vaccinando e curando pazienti senza sosta, hanno espresso dubbi e critiche su strategie, protocolli e obblighi. Non per ideologia, ma per coerenza con il principio base della medicina: interrogarsi sempre, e non smettere mai di osservare.

Ridurre il dibattito scientifico a un “o con noi o contro di noi” è non solo infantile, ma pericoloso. Perché oggi si silenzia chi contesta un aspetto della vaccinazione, domani si silenzierà chi segnala effetti avversi, dopodomani chi propone una terapia innovativa fuori dai protocolli. E così, passo dopo passo, si torna a un Medioevo dorato, dove la verità non è frutto di ricerca ma di appartenenza.

In fondo, un medico è, per definizione, uno scienziato. E uno scienziato che non può più dissentire è come un chirurgo senza bisturi: perfettamente innocuo, e quindi perfettamente inutile.

Galileo Galilei non era un epidemiologo, ma conosceva bene il suono delle porte che si chiudono in faccia a chi osa contraddire la verità ufficiale.
Ignaz Semmelweis, il medico che scoprì l’importanza di lavarsi le mani prima di assistere le partorienti, fu deriso, osteggiato e infine rinchiuso in manicomio dai suoi stessi colleghi: la sua colpa? Portare prove che il comportamento di medici “rispettabili” stava uccidendo pazienti.

Oggi nessuno oserebbe dire che Galilei e Semmelweis fossero “ciarlatani” — eppure, nei loro tempi, il giudizio era unanime: fuori dal coro = fuori dalla scienza.

Il paradosso è che molti che oggi brandiscono “la Scienza” come una clava contro chi dissente, sembrano dimenticare che la scienza vive proprio grazie a chi osa pensare il contrario. In mancanza di ciò, non è più scienza: è burocrazia con il camice bianco.

Forse, prima di abbandonare comitati e incarichi in segno di protesta per la presenza di colleghi “eretici”, converrebbe ricordare che scientist in inglese è un titolo che nasce da “science” — e “science” viene dal latino scientia: conoscenza. La conoscenza cresce col confronto, non con i duelli al tramonto.

Se proprio vogliamo il Far West, almeno facciamo in modo che ci siano più sceriffi armati di dati e meno pistoleri carichi di pregiudizi.

Dati ufficiali
Secondo il Rapporto AIFA 2023, le segnalazioni sospette di effetti avversi da vaccini sono diminuite dell’86 %, passando da oltre 31 600 a circa 4 330, di cui poco più di 1 200 relative ai vaccini anti-COVID-19, con un calo del 94 % rispetto al 2022.

Il 73,6 % delle segnalazioni è stato classificato come non grave, mentre il 26,4 % ha riguardato almeno un evento grave, in netta riduzione rispetto all’anno precedente. Il tasso di eventi gravi associati ai vaccini anti-COVID-19 è stato stimato in circa 2,5 per 100 000 dosi, contro un rischio di ospedalizzazione per COVID-19 di circa 140 per 100 000 persone.

L’anafilassi è risultata rarissima, con circa 5 casi per milione di dosi, così come miocarditi e pericarditi, con una frequenza di circa 1 caso su 100 000 vaccinati, nettamente inferiore rispetto a chi sviluppa miocardite in seguito a infezione da SARS-CoV-2, stimata in 1 caso ogni 5 000 contagiati.
Luisa Paratore
11/08/2025

Fonti

1. Agenzia Italiana del Farmaco – Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini 2023.
2. Farmacovigilanza Sardegna – Sorveglianza post-marketing in Italia.
3. Daily Health Industry – Vaccini, in Italia segnalazioni eventi avversi in calo: il report AIFA.
4. Epicentro ISS – Monitoraggio della sicurezza dei vaccini COVID-19.
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